Il lago di Caldaro si trova in Alto Adige a 20 km da Bolzano, tra il massiccio della Mendola ed il monte di mezzo. Si tratta del lago alpino più caldo d’Italia, oltre ad essere quello balneabile più grande dell’Alto Adige.
Il lago è vocato al turismo ma anche l’agricoltura, in questa zona, ricopre un grande ruolo con i suoi campi di mele, a perdita d’occhio, ed i vigneti che danno vita a grandi vini grazie al terroir ed al microclima.Le escursioni donate dal lago ed il vento “Ora”, che arriva puntuale tutti i giorni dalle 13.00 dal lago di Garda, donano un microclima perfetto per la maturazione della vite.
Il 60% della viticoltura è dedicata alla bacca bianca con Pinot Bianco e Chardonnay per il 15% il resto da:
- Traminer aromatico
- Pinot grigio
- Riesling renano
- Silvaner
- Sauvignon Blanc
- Moscato giallo
Il rimanente 40% a bacca rossa con la Schiava
- Lagrein
- Pinot noir
- Merlot
- Cabernet-sauvignon
- Moscato rosa. Quest’ultimo è una vera e propria rarità, da cui si ottiene un ottimo e raro vino rosso, richiesto in tutto il mondo.
Ci sono un paio di leggende sulle origini del lago di Caldaro, entrambe religiose con Gesù come protagonista.
In una gli abitanti di un paese, malvagi e egoisti, non sfamarono e dissetarono un povero, Gesù, che versò la brocca di acqua ricevuta dall’unico contadino generoso, anche se povero, dando vita ad una tempesta che allagò tutto il paese risparmiando solo la casa di chi lo aveva aiutato.
L’altra invece narra di un contadino ricco ma molto avido che possedeva campi e bestiame ma non ricompensò mai in maniera corretta i propri lavoratori. Un giorno si presentò Gesù, travestito da vecchio, in cerca di acqua e cibo il contadino lo cacciò mandandolo al diavolo. Fu così che le lacrime di dolore del vecchio formarono un torrente che ricoprì tutti i terreni del contadino rendendolo povero.
Le cantine della zona sono quasi tutte cooperative i contadini conferiscono le uve che vengono ben pagate per incentivare i coltivatori a mantenere sempre alta la qualità. I costi delle uve vengono stabiliti dalle cantine sociali che effettuano diversi controlli(tenuta vitigno, qualità uva, trattamenti ecc), più hai punti e più ti vengono pagate le uve, questo per far si che la qualità lungo tutta la filiera venga sempre mantenuta alta. La resa viene stabilita dal consorzio. L’uva viene pagata solo nel momento in cui si produce il vino.
Il 18 agosto siamo arrivati direttamente dalle Marche, fatto il check-in dal paese ci siamo incamminati in mezzo ai vigneti e meleti, dirigendoci verso il lago. Camminare in mezzo a questi vigneti con lo sguardo rivolto al lago trasmette un senso di pace assoluta. Vale la pena riservare un paio di ore per arrivare fino al lago e tornare indietro.
Il 19 agosto abbiamo prenotato la visita da Kettmeir “Uno sguardo dall’alto” una visita privata che prevede la vista dall’alto dei vigneti, la descrizione dei terroir, la visita della cantina e la degustazione di 5 vini con abbinamenti gastronomici della zona per 100€ a testa. Una visita di quasi tre ore che ci ha appassionato molto.
Il nostro accompagnatore Nicola è stato molto disponibile a soddisfare tutte le nostre curiosità, oltre ad essere molto preparato.
- Kettmeir nasce nel 1919 per mano dell’enologo altoatesino, esperto viticoltore, Giuseppe Kettmeir.
- Nel 1964 Kettmeir riconosce il potenziale delle uve altoatesine per la spumantizzazione e inizia a produrre con il metodo charmat cuvée di Pinot Bianco.
- Nel 1986 il nipote affida il futuro della cantina al gruppo vinicolo Santa Margherita(famiglia Marzotto)che introduce una filosofia più moderna nella gestione della cantina.
- Nel 1992 introducono il metodo classico
- Nel 2019 festeggiano i 100 anni dell’azienda ed esce sul mercato il pas dosè.
Dopo aver fatto il check-in, e le presentazioni, Nicola ci ha portati in macchina alla chiesetta di Castelvecchio dalla quale si gode la vista su tutta la valle del lago di Caldaro e da qui ci ha illustrato i vari terroir.
Prevalentemente il terreno è argilloso in tutta la valle ma con delle caratteristiche diverse intorno al lago è presente argilla più grassa e c’è poca escursione dove si coltivano schiava e pinot grigio.
Verso il paese lato della Mendola il terreno è argilloso più calcareo che da vita a vini di struttura, con buona acidità si tende a coltivare Muller, Sauvignon, e Chardonnay
Nella zona del monte Mendola è prevalentemente calcareo ed i vigneti vanno dai 700 agli 820 metri sul livello del mare, qui fa da padrone il Pinot Bianco mentre il Pinot Nero è coltivato verso la zona di Mazzon (dove c’è anche Franz Hass) un terreno calcareo che trattiene acqua.ma ha bisogno di irrigazione.
L’ultima zona, quella di San Michele, è caratterizzata dal porfido che trattiene ancora più acqua del calcareo ma non ha bisogno di irrigazione, vini di grande acidità e freschezza.
Entro il 2030 l’Alto Adige punta a diventare bio in tutti i comparti.
Il primo step prevede il -40% di emissioni di Co2 entro il 2026 attraverso l’acquisto di trattori poco inquinanti, evitando il trattamento dei vigneti durante la vendemmia, la coltura bio ecc.
I sistemi di allevamento sono scelti dalla cantina che non fornisce supporti economici ma solo quello agronomico. Kettmeir ha il 95% di uve di conferitori con 65 conferitori. I rapporti con questi ultimi sono curati perché è interesse di tutti mantenerli buoni e duraturi nel tempo
Le coltivazioni a pergola che si vedono sono prevalentemente vigne vecchie di Schiava ma non è un metodo con un buon rendimento rispetto alla spalliera.
A fondo valle le escursioni sono minime ed i vitigni sono i più resistenti rispetto alla medio ed alta valle.
La coltivazione di Pinot Nero a Mazzon è caratterizzata da vitigni più incastonati nella roccia, una valle più stretta con meno luce, più fredda, una maturazione lenta che porta a tranciare l’ultimo pezzo di grappolo a fine giugno prima dell’invaiatura.
Uno dei problemi più grossi è il moscerino Suzuki che impianta le larve negli acini, e ci cerca di debellarlo con la confusione sessuale o gli insetti antagonisti.
La zona di Caldaro beneficia del vento meridionale, che arriva dal Lago di Garda, dalle 10.30 circa alle 15.00. Poi c’è la brezza della val di Non un vento caldo per tutto il pomeriggio, mentre la notta la corrente diventa fredda regalando alle uve coltivate qui in medio e alta valle un’ottima escursione termica.
I vitigni dei conferitori Kettmeir sono sparsi in tre zone:
A Caldaro nella zona di Castelvecchio ci sono vigneti di Chardonnay, sempre sulla collina Sauvignon e Moscato Rosa, Pinot Bianco e nero per le basi dei loro spumanti mentre a Salorno e Maso Reiner i pinot neri e Chardonnay delle selezioni.
Sopra Bolzano al Maso Ebnicher il Muller Thurgau selezione.
Il maso chiuso, patrimonio rurale dell’Alto Adige, nasce nel 1667 in Austria ed è un agriturismo che viene tramandato dal padre solo al primogenito e non diviso tra tutti gli eredi. Deve provvedere al sostentamento di almeno 4 persone dello stesso nucleo familiare, oltre ad avere indirizzo agricolo deve prevedere o il servizio di affittacamere o gastronomico per poter accedere a sgravi e benefici fiscali. Le principali attività agricole dei Masi chiusi sono uva, frumento o pascolo.
Dalla terrazza panoramica siamo rientrati in cantina iniziando il giro dalla sala vinificazione con i tini in acciaio, a quelle di invecchiamento spumanti ed alla bottaia dove ci sono le botti e le barrique in cui riposano le selezioni.
La produzione Kettmeir è al 90% vinificata in acciaio a parte le selezioni che vengono vinificate in legno.
La cantina fa parte dell’associazione produttori di spumante Alto Adige metodo classico insieme ad altre nove cantine e sono i secondi produttori di bollicine, con 200.000 bottiglie nel 2020, in Alto Adige.
il 60% del remuage viene fatto a mano, mentre il 40% con i giropallet.
Terminato il giro siamo tornati nel negozio dove avevano apparecchiato per noi un tavolino ed è cominciata la degustazione.
Abbiamo cominciato con
- una bolla Rosè Athesis 2018 metodo classico vitigni Maso Reiner (Salorno) Chardonnay+ Pinot Nero 24 mesi sui lieviti, zuccheri 4g/l . Accompagnata al Vinschgerle, pane di segale con finocchietto, e salmone allevato in Alto Adige.
- Pinot Bianco 2019 Selezione Athesis vigneti Castelvecchio da un ettaro e mezzo. Fermentazione e affinamento in legno che si protrae, sui lieviti, fino a luglio. Abbinato al prosciutto cotto tipico di Appiano affinato con erbe e miele su grissino aromatizzato al rosmarino e sale.
- Chardonnay selezione Maso Rainer 2018 fermentazione in barrique, nuove, di rovere francese e affinamento per 11 mesi sulle proprie fecce. Abbinato ad una selezione di formaggi tipici di un affinatore di Bressanone accompagnata da una salsa chutney con Pesca, scalogno e mandorle.
- Pinot nero selezione Maso Rainer 2017 vinificazione con aumento progressivo della temperatura per migliorare l’estrazione delle sostanze coloranti e stabilizzarle con i tannini del legno, affinamento per 15 mesi in botti da 15hl. Accompagnato da Speck e Vinschgerle.
- Moscato rosa selezione Athesis 2017 da uve appassite per sei settimane, macerazione bucce per 3/5 giorni, fermentazione in barrique di 2° / 3° passaggio per 3 mesi. Abbinato ad una Linzer Torte crostata tipica con farina di grano saraceno e segale farcita di marmellata.
Punti a favore della visita cordialità, attenzione verso il cliente, possibilità di farla in privato, degustazione prodotti tipici locali.
Al pomeriggio abbiamo fatto tappa alla cantina di Termeno per fare una degustazione, dei loro Gewurztraminer, comodamente seduti al fresco della balconata affacciata sui vigneti.E’ possibile fare degustazioni libere pagando un tot a calice ordinando direttamente al bancone opzione interessante non troppo impegnativa ed a portata di tutti.
Il mattino del 20 agosto la visita prenotata era alla cantina sociale Kaltern. L’inizio non è stato dei più entusiasmanti perché, avendo poco tempo a disposizione, abbiamo dovuto fare la visita in un gruppo di lingua tedesca. La guida avrebbe dovuto fare prima presentazione in tedesco e poi in italiano. Mentre in tedesco spiegava diverse cose quando si trattava di parlare in italiano era molto sbrigativa tanto da rendere la visita in cantina noiosa e trasmettere molto poco della storia aziendale. Ma basta riservare una visita in sola lingua italiana ed il problema è risolto.
Per fortuna la degustazione ce l’ha fatta fare a parte, al bancone del negozio, in compagnia del suo collega Manfred. Al contrario lui si è rivelato professionale, attento, ci ha fatto degustare diversi vini dedicandoci molto del suo tempo e trasmettendoci la passione che l’azienda ha nello svolgere il proprio lavoro e lasciandoci un ricordo molto positivo dell’esperienza alla cantina Kaltern.
La storia di Cantina Kaltern risale agli inizi del ventesimo secolo. Un secolo in cui cinque cantine hanno attraversato guerre, separazione dall’Austria, crisi economiche e riprese, fusioni e costante ricerca della qualità in viticoltura. Ad oggi è una cooperativa vitivinicola con 590 soci e 450 ettari di vigneti.
1900: nasce la Kellerei Kaltern
1906: nasce la Bauernkellerei Kaltern
1908: nasce la Jubiläumskellerei Kaltern
1925: Fondazione della “Neue Kellerei” (Nuova Cantina); la Kellerei Kaltern è ora denominata “Erste Kellerei” (Prima Cantina)
1986:fusione di Erste Kellerei e la Neue Kellerei in “Erste+Neue”
1991: la cooperativa Josef Baron Di Pauli viene integrata nella Erste+Neue; la Tenuta Baron Di Pauli torna ad essere una cantina indipendente
1992: la Bauernkellerei e la Jubiläumskellerei si fondono per formare Kellerei Kaltern
2016: anche Erste+Neue e la Kellerei Kaltern si fondono in Cantina Kaltern
L’unico marchio rimasto, oltre a Kaltern, è Erste-Neue e la sua linea top è rappresentata dalla Putay con Pinot B, Chardonnay e Sauvignon.
Il mercato di Kellerei Kaltern è per l’80% Italia distribuito tra gastronomia e turismo, il restante 20% export prevalentemente Germania.
Le uve coltivate sono 60% bacca bianca e 40% bacca rossa, come nel resto della zona.
Producono 4.000.000 di bottiglie e la linea top della cantina è Quintessenza
con 5 vitigni:
- Kalterersee (Schiava)
- Pinot Bianco
- Sauvignon
- Cabernet Sauvignon
- Moscato Giallo
Hanno altre tre linee: Classici, Selezioni e Kunst.stuck.
Anche loro, come Kettmeir, fanno parte dell’associazione produttori metodo classico Alto Adige.
La degustazione fatta con Manfred ci ha portati a spasso per tutta la produzione della cantina partendo dai classici con Pinot Bianco, Sauvignon e Gewurztraminer.
Proseguendo con le Selezioni Pinot Bianco, Sauvignon, Saltner Pinot Nero riserva e Lareith Lagrein riserva.
Passando da Quintessenz Pinot Bianco, Sauvignon, Passito e Kalterersee Classico superiore. Quest’ultimo, prodotto da vigne con età media di 40/50 anni, se servito fresco si può benissimo accompagnare oltre che al classico speck, o pasta, ad una fantastica pizza magari allo speck.
Concludendo con Kunst.stuck Cabernet Sauvignon riserva e Merlot riserva.
Devo ammettere che ogni etichetta ha lasciato il suo ricordo, sicuramente Quintessenz e Kunst.stuck sono quelli che meritano molta attenzione, ma anche il Lagrein Selezioni è un vino da non perdersi.
Ci ha fatto anche degustare i Gewurztraminer riserva 2015 della tenuta Baron Di Pauli, ottimo, ed il loro Lagrein riserva 2017.
Infine concluso con Erste+neue passito Anthos 2014 fatto con Moscato giallo, sauvignon e pinot B.
Nonostante sia passato quasi un anno, ho ancora un ricordo piacevole di questa visita, Manfred sicuramente è un “padrone di casa” perfetto professionale ma allo stesso tempo socievole che trasmette l’amore per questo lavoro, e l’amore che si trova nei loro vini.
Il giorno del trasferimento in Val di Fassa ci siamo fermati alla Cantina Franz Haas a Montagna per una visita guidata con degustazione e concludere così un mini tour delle cantine del lago di Caldaro.
Essere al cospetto di Franz VII è emozionante, nel mondo del vino italiano e non solo è conosciuto come uno dei massimi esperti, cultore, e appassionato del vitigno più difficile da coltivare e vinificare, ma più appagante, il pinot nero. Ha passato la vita studiando attentamente, sperimentando cloni, vinificazioni, affinamenti diversi, arrivando a vinificarne 592.
Abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo, perché stava lavorando in cantina durante la nostra degustazione, ascoltarlo parlare del suo lavoro è stata un’esperienza, da appassionata di vino, che mi porterò sempre nel cuore visto che da pochi mesi ci ha improvvisamente lasciati.
La cantina, una delle poche private in Alto Adige, nasce per iniziativa di Franz V nel 1880.
Franz VI, a 17 anni, intenta una causa all’avido zio per salvaguardare l’eredità del lavoro fatto dal padre in cantina, e garantire la continuità della storia di famiglia.
Così costruì la cantina facendola passare per stalla e difenderla dalle mire dello zio, cantina che ancora oggi si visita. Nel 1947 l’azienda fu centrata da una bomba e venne ricostruita.
Negli anni 50 finalmente riprende l’attività in maniera continua privilegiando la quantità alla qualità fino agli anni ottanta quando, con Franz VII, si ha la svolta qualitativa.
Franz era un tecnico del vino che vedeva al di là della botte. Per ottenere Pinot Neri migliori inizia anticipando la vendemmia poi l’analisi del cambiamento climatico, a fine anni ‘90, lo porta ad affittare vigneti e acquistare terreni ad alta quota. Una delle sue vigne di Pinot Nero è a 1150 m.s.l.m. il più alto in Alto Adige, che utilizza come base per le sue bollicine.
Si sa che il Pinot Nero non ama il caldo.
Coltivare a queste altezze è complesso le radici non vanno in profondità, per via della roccia, crescono a lato inoltre l’acqua scorrendo a valle porta via il nutrimento. Il sole arriva dopo, ha il punto di rugiada più lungo ma il vento Ora inizia a soffiare prima.
Un’altra sua ricerca è stata quella sulla migliore chiusura per le bottiglie. Ha sempre appoggiato l’utilizzo del tappo a vite. Dal 1996 hanno cercato soluzioni alternative al tappo a vite che non chiudeva ermeticamente, individuando l’uso di una membrana che rende perfetto questo tipo di chiusura e dal 2018 è l’ unico sistema di chiusura adottato.
L’ultima cantina costruita è stata scavata per 70 metri all’interno della montagna
Le vinificazioni avvengono in acciaio, le botti sono in rovere francese
Oltre al pinot nero, la cantina Franz Haas coltiva altri vitigni e produce vini da
- Muller Thurgau
- Petit Manseng
- Pinot Bianco
- Gewurztraminer
- Sauvignon
- Riesling
- Chardonnay
- Kerner
- Schiava
- Lagrein
- Merlot
- Cabernet F e S
- Moscato rosa
- Petit verdot
Producono 18 etichette di vino, una di metodo classico ed una di grappa.
A proposito di etichette le prime erano classiche sfondo bianco con lo stemma e nome famiglia poi dal 1990 vengono adottate quelle disegnate dall’amico di famiglia l’artista Riccardo Schweizer. Durante una cena disegna distrattamente con l’uniposca, dietro un menù, una bozza di etichetta che piace. Gli vengono commissionate le loro meravigliose etichette che vediamo oggi sulle bottiglie.
Verranno donate dalla moglie Maria Luisa, a Franz, come buon augurio in occasione dell’uscita di un nuovo vino. La prima scelta da Franz fu quella Pinot Nero Schweizer, prima annata 1987, uscita nel 1990.
La vinificazione avviene in vasche d’acciaio aperte poi, quasi tutti, fanno affinamento in legno di rovere francese barrique o tonneau a parte la schiava ed il pinot rosé.
Una volta terminato il giro in cantina ci siamo accomodati all’esterno in una zona coperta per fare la degustazione
- Pinot bianco Lepus 2019
- Gewurztraminer 2020 vino del cuore
- Manna 2019 blend di 5 vitigni 40% riesling, 20% chardonnay, 15% Gewurztraminer, 15% Kerner e 10% Sauvignon vinificati separatamente in acciaio alcuni, riesling e chardonnay in legno. Vino ideato da Franz nel 1995 e dedicato alla moglie.
- Petit Manseng 2020, vitigno solitamente vinificato passito. Franz ha sentito, durante un viaggio in Francia, lo stesso profumo della terra in Alto Adige ed ha portato a casa delle barbatelle. Personalmente mi sono letteralmente innamorata di questo vino, e ce ne siamo portati a casa due bottiglie
- Pinot Nero 2019 100% barrique e malolattica
- Pinot Nero Schweizer 2018 5 terreni dedicati a questo vino. Barrique primo passaggio. Il 65% di questo vino viene esportato. Raccolta e lavorazione tutta manuale
- Lagrein 2019 affinamento in tonneau
- Moscato rosa 130 g/l zucchero
- Grappa di moscato rosa
Conclusa la degustazione ci siamo fermati a parlare con Franz che si è dimostrato molto disponibile ad esaudire tutte le curiosità dei presenti.
E’ possibile acquistare il vino direttamente in cantina cosa che abbiamo fatto prima di rimetterci in marcia per la Val di Fassa. Non ho resistito ho portato a casa, il vino che mi ha fatta innamorare in questa degustazione, per me una scoperta il Petit Manseng 2020.