Il 10 agosto siamo arrivati alla tenuta santi Giacomo e Filippo un luogo dove potersi rilassare immersi nella natura. Un antico borgo rurale del ‘700 ristrutturato rispettando la storia del luogo attraverso l’uso di materiali naturali, e sistemi eco-compatibili. Il nome deriva dalla chiesa del ‘700 rimasta intatta da allora, attualmente agibile e consacrata. Una volta si coltivava tabacco, oggi leguminose e cereali su 300 ettari ed uva su 12 ettari.

Le vigne più vecchie risalgono al 2006/2007 , ulteriori due ettari sono stati acquistati nel 2018.

Vista delle vigne
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I vitigni coltivati sono:

a bacca bianca gli autoctoni Bianchello, Verdicchio, Incrocio Bruni, e gli internazionali Sauvignon e Chardonnay. 

A bacca rossa gli autoctoni Sangiovese e Montepulciano, gli internazionali Cabernet S., Merlot, Syrah, e Petit Verdot.

Sono gli unici viticoltori in provincia di Urbino, e la coltivazione prevede 4000 ceppi per ettaro e 7000 bottiglie totali, la distribuzione tra mercato nazionale ed internazionale è equamente divisa.

Molto importanti le escursioni termiche che si ottengono grazie al fiume che scorre lungo tutta la tenuta.

I vigneti sono coltivati interamente in biologico, il sovescio fatto con la senape apporta diversi vantaggi:

  • L’ossigenazione del terreno
  • Previene malattie come la peronospora e oidio essendo una oliogenosa cicatrizza difendendo la pianta dalle spore
  • In fioritura trasmette al vino odori della senape.

Le concimazioni molto rare sono fatte esclusivamente con rame e zolfo.

La cantina di lavorazione è equidistante da tutti i vigneti, la vendemmia rigorosamente manuale. Utilizzano lieviti selezionati biologici e vinificano in acciaio a parte il Fortercole in botte ed una versione di Bellantonio in anfora. Le anfore sono un agglomerato di argilla, terracotta e cemento.

Dopo una passeggiata tra le vigne attorno alla tenuta ci siamo trasferiti in cantina e concluso la visita in sala degustazione.

I vini degustati sono stati:

  1. Fogliola Bianca 2020 (Bianchello 100%) 
  2. Bellantonio (incrocio Bruni 100%) che fa parte della selezione e della storia di famiglia.
  3. Ca Rosello 2020 ultimo nato della cantina, (70% Syrah 30% Montepulciano)
  4. Fortercole 2018, selezione, (50% Sangiovese 50% Montepulciano) 2 anni in botte ed 1 in bottiglia

OFFIDA

Sotto l’aspetto vitivinicolo questa zona è conosciuta per i suoi vini bianchi Pecorino e Passerina  la sua storia è millenaria, va dall’epoca dei Piceni fino ad oggi.

Nel medioevo i prodotti dei campi sfamavano a malapena i pochi abitanti borghi.

Nell’età dei Comuni anche nel piceno le condizioni di vita migliorarono, con un conseguente aumento dei consumi. La vite riprese un ruolo significativo nell’economia rurale e nella società anche perché il vino cessò di essere una bevanda dei nobili e del clero,entrando nella quotidianità delle persone.

Durante la mezzadria la vite era coltivata in arativi vitati che permettevano nuovi equilibri economici, seppure a costo di un maggiore sfruttamento dei suoli. In quel periodo il vino era considerato un alimento. 

A fine ‘800 anche qui giunse la Fillossera, e dieci anni prima la Peronospora, entrambe importate dall’America. Per la viticoltura Picena fu un colpo devastante. Mentre l’Oidio si riusciva a contenere con lo zolfo la soluzione per combattere il parassita venne trovata solo dopo quarant’anni, con l’impiego dei porta innesti di vite americana; in questo periodo nelle Marche nacquero le Cattedre Ambulanti di Agricoltura, fondamentali nel miglioramento delle tecniche di coltivazione e rinnovamento degli impianti viticoli e tecniche enologiche.

E’ dopo la prima guerra mondiale, con la nascita delle prime leghe contadine, che iniziò la trasformazione della viticoltura Picena con i proprietari che si impegnarono a migliorare la produttività dei fondi.

Con la fine della mezzadria nel Piceno nacquero nuove figure di proprietari che, accorpando più poderi, dettero vita ad aziende a conduzione diretta.

Alla fine degli anni ‘80 aumenta l’interesse per i vitigni autoctoni di questa area Pecorino, Passerina, Montepulciano e per iniziativa di alcuni viticoltori vennero studiati, piantati, coltivati con il risultato di dare origine a dei vini unici, apprezzati sia in Italia che all’estero. 

Nel 2001 venne istituita la D.O.C. Offida.

Negli anni successivi visti i successi nel campo commerciale venne intrapresa, in collaborazione con l’Università di Milano, uno studio di zonazione dell’area con l’ambiente ed i fattori umani per valutare la vocazione dei vitigni suddetti all’ambiente di coltivazione del Piceno. 

Sull’onda dei risultati di questo studio, e sui numerosi riconoscimenti a livello nazionale e internazionale dei vini Offida, nel 2011 è arrivato il riconoscimento della D.O.C.G. 

Offida Rosso D.O.C.G. Montepulciano 85%

Offida Pecorino D.O.C.G. Pecorino 85%

Offida Passerina D.O.C.G. Passerina 85%

Ospiti, dal 13 agosto,  della Tenuta Cocci Griffoni al Panoramic wine resort un paradiso immerso tra le vigne.

collie vigne
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Cocci Griffoni è un’azienda vitivinicola storica che ha aperto,  tra le vigne di sua proprietà, questo resort meraviglioso dove rigenerarsi.

Vignaioli da 5 generazioni i loro vini provengono da:

  • 4 vigne storiche dalle quali producono il Pecorino in purezza ed i blend di Montepulciano che sono: Messieri, Colle Vecchio, Vigneto Madre, Grandi Calanchi.
  • 3 tenute dalle quali producono i vini D.O.C. e I.G.T. che sono San Basso, Tarà e Tenimenti le Ginestre.
veduta vigne tenuta
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I vitigni coltivati sono diversi:

  • a bacca rossa Montepulciano, Sangiovese e Merlot
  • a bacca bianca Pecorino, Passerina, Trebbiano e Verdicchio.

Producono 11 etichette tra rosati, bianchi rossi, passito e bollicina. 

Abbiamo degustato lo spumante Brut Tarà, e l’ottimo Pecorino Colle Vecchio un vino di corpo, fresco, minerale, sapido un naso intenso balsamico di erbe aromatiche, frutta gialla matura.

Bottiglia Pecorino
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Il 13 agosto abbiamo approfittato, non essendo lontani, a scollinare in Abruzzo per andare a far visita ad una cantina storica:

Emidio Pepe crea la sua azienda nel 1964, anche se la sua famiglia produce vino dal 1899.

Cartello ingresso cantina
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Ha dedicato la sua vita lavorativa a due autoctoni il Trebbiano d’Abruzzo ed il Montepulciano facendoli scoprire al mondo intero.

portone ingresso cantina
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La chimica non fa parte della filosofia aziendale della cantina, l’intervento dell’uomo in vigna ed in cantina è ridotto ai minimi termini. Non utilizzano prodotti chimici, anche in condizioni  difficili. Solo lieviti indigeni per iniziare la fermentazione alcolica. Sia in vigna che in cantina si utilizzano solo prodotti naturali quali rame, zolfo e preparati biodinamici. Questo per preservare il territorio, e fare esprimere nel vino tutta la personalità dei vitigni autoctoni, e del terreno sul quale crescono.

Panorama della cantina
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15 ettari totali sparsi nei dintorni della cantina, le vigne più vecchie hanno oltre 35 anni le più giovani 15/25 anni. 

I vitigni sono: Montepulciano d’Abruzzo, Cerasuolo, Trebbiano d’Abruzzo e Pecorino.

Vigneti a tendone
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L’allevamento è a tendone. La raccolta dell’uva viene fatta a mano.

La pigiatura dei bianchi avviene con i piedi, per 45 minuti, in una grossa vasca di legno contenente massimo 350 kg di uva.

Vasca Pigiatura manuale dei bianchi
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La diraspatura del Montepulciano avviene a mano su reti disposte su grandi tini in legno: il raspo resta sulla rete senza rompersi, gli acini cadono nel tino rimanendo quasi interi, aspetto fondamentale per conservare sani i lieviti presenti sulla buccia

Vasche diraspatura rossi
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attrezzi diraspatura
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La fermentazione avviene in maniera spontanea in piccole vasche di cemento vetrificato, per questo sono importanti sia la pigiatura dei bianchi che la diraspatura dei rossi.

Torchio pigiatura rossi e vasche cemento per fermentazione
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I rossi non subiscono lunghe macerazioni, non effettuano rimontaggi, e le follature vengono fatte a mano tre volte al giorno. Dopo 10 giorni le bucce vengono eliminate ed i vini lasciati almeno due anni nelle vasche dove non vengono più toccati.

Altro aspetto fondamentale per la cantina è non filtrare il vino prima dell’imbottigliamento. Pescano dalla parte superiore delle vasche di cemento, poi lasciano che il vino si affini nel vetro e decanti, naturalmente, il proprio deposito. Al momento dell’ordine, per eliminare il sedimento accumulato nel tempo, travasano le bottiglie con almeno dieci anni d’invecchiamento colmandole con il vino della stessa annata e sostituiscono il tappo.

Fanno due imbottigliamenti l’anno uno per la messa in commercio, l’altro per la selezione cantina.

Metà della produzione è stoccata in cantina e viene rilasciata solo quando la famiglia pensa che l’annata sia nella sua espressione migliore.

Cantina affinamento
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Nella cantina vengono conservate circa 350 mila bottiglie che continuano il loro affinamento. In costante movimento poiché le vecchie bottiglie vengono rilasciate in piccole quantità ogni anno, mentre quelle giovani vengono stoccate e vendute solo quando saranno pronte. 

Un patrimonio storico, una biblioteca di annate e bottiglie che sono state prodotte negli anni con la stessa filosofia  per fotografare il clima di ogni stagione e assicurarsi che ogni bottiglia raccontasse la sua storia.

collezione privata
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Ogni vigneto ha la sua vasca dedicata.

Le vecchie vigne esce dopo tutti gli altri ed è identificato in bottiglia con un timbro.

Ci ha accolti Elisa, una nipote di Emidio Pepe, mentre ci raccontava la loro storia e filosofia di produzione ci siamo spostati in cantina e concluso la visita con una degustazione sul portico. Una ragazza giovane, preparata, sorridente che trasmette l’amore della famiglia per questo lavoro.

Ci sono tre tipologie di degustazione tutte con un prezzo importante quindi le consiglio se veramente curiosi di questa tipologia di vini e vinificazione.

Si può scegliere tra

  • degustazione classica a 25€ con Pecorino, Trebbiano e Montepulciano
  • degustazione estesa a 55€ con Pecorino, Trebbiano di annate giovani ed una mini verticale di 3 annate di Montepulciano il vino storico dell’azienda Pepe. All’annata attuale ne affiancano altre due per capire l’evoluzione del vitigno nel tempo.
  • verticale Aurora a 180€ incentrata sul Montepulciano con 7 annate diverse.

Tutte le degustazioni sono accompagnate da pane e olio biologico dell’azienda Pepe, con 15€ in più si può avere il tagliere di salumi.

bottiglie della degustazione
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Noi abbiamo optato per la degustazione estesa:

  • Trebbiano d’Abruzzo 2018
  • Pecorino 2013
  • Montepulciano d’Abruzzo 2018
  • Montepulciano d’Abruzzo 2012 vecchie vigne
  • Montepulciano d’Abruzzo 2001 vecchie vigne
Calici dei vini degustati
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Il mattino di Ferragosto abbiamo fatto tappa da Ciù Ciù uno dei produttori vinicoli più conosciuti della D.O.C.G. Offida. L’azienda inizia, negli anni ‘70, vendendo vino sfuso e dieci anni più tardi quello in bottiglia.

Cartina poderi ciu ciu
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Il nome Ciù Ciù deriva dal soprannome della famiglia Bartolomei proprietaria dell’azienda vinicola.

L’azienda ha 180/190 ettari principalmente nella zona di Offida, qualche vigneto nel nord delle Marche e nel Lazio.

Hanno inoltre due proprietà una in Sicilia a Pachino Feudo Luparello ed una in Abruzzo zona Controguerra Villa Barcaroli.

sala degustazioni
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Siamo stati accolti nel punto vendita, in piazza, ad Offida e fatti accomodare in una sala molto graziosa con alcuni pezzi storici come un registratore di cassa National del 1900, e una macchina da scrivere Olivetti di inizio ‘900.

registratore di cassa d'epoca
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macchina da scrivere
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Ci hanno portato un tagliere con salumi e formaggi tipici del posto e del pane con olio prodotto dall’azienda in agricoltura Bio  da tre tipologie di olive: Leccino, Frantoio e Carboncella

taglierino salumi
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I vini degustati sono stati 6

  • Altamarea Passerina 100% metodo Charmat 23 mesi. Tutte le loro bolle sono con metodo Charmat il rosé Sangiovese 4 mesi ed il Pecorino 5 mesi
  • Evoè 2020 100% Passerina 6 mesi acciaio e 3 in bottiglia.
  • Merlettaie 2020 100% Pecorino 6 mesi in botte di rovere e 3 mesi in bottiglia una buona alternativa al vino rosso per il suo corpo e freschezza. Vino del cuore
  • Gotico 2016 70% Montepulciano, 30% Sangiovese 1 anno in botte di rovere e 6 mesi in bottiglia TOP
  • Nero d’avola e Syrah Feudo Luparello 2018 solo acciaio 18 mesi
  • Oppidum 2016 100% Montepulciano Barrique due anni vino del cuore
vini degustati
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Una signora degustazione a 6€ a testa davvero onesti sia per il tempo speso con noi, che per i prodotti offerti. Non abbiamo acquistato per il caldo ma è possibile farlo dal loro sito.

sala vendite ciu ciu
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Il 16 AGOSTO ci siamo trasferiti nella zona dei Castelli di Jesi . 

La DOC Verdicchio dei castelli di Jesi prevede le seguenti tipologie:

  • Verdicchio dei Castelli di Jesi
  • Verdicchio dei Castelli di Jesi Spumante
  • Verdicchio dei Castelli di Jesi Passito
  • Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico
  • Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore.

C’è una sola DOCG che è rappresentata dal:

Castelli di Jesi Verdicchio riserva.

L’arrivo dei monaci benedettini vede la reintroduzione della vite, rendendola parte fondamentale dell’economia e agricoltura della zona. L’antica sagra dell’uva di Cupramontana è prova di questa lunga tradizione vitivinicola. Ai monaci si deve il tramandarsi delle tecniche viticolo-enologiche, il miglioramento del prodotto e, soprattutto, la conservabilità del prodotto finito.

Con la mezzadria si diffonde l’appoderamento e la forza lavoro, il vino non è più bevanda dei soli ceti agiati ma diventa alimento delle classi rurali.

Già ai primi del 1500 lo spagnolo Herrera, professore a Salamanca, descrive le più comuni varietà di viti e la tecnica di vinificazione in bianco. Fra i nomi dei vitigni descritti figura il Verdicchio “Queste viti sono migliori in luoghi alti e non umidi…perciocché ha la scorsa molto sottile e tenera, di che avviene che si marcisce molto presto,e per questa cagione ricerca luogo asciutto e non ventoso, molto alto nei colli.Il vino di questo vitame è migliore di niuno altro bianco. Si conserva per lungo tempo, è molto chiaro, odorifero e soave. Ma l’uva di esso per mangiare non vale molto”. 

Un altro legame storico lo si ha con la stampa nel 1871 del libro “Primi studi sulle viti della Provincia di Ancona” dell’enologo De Blasis “Per l’area di Jesi viene descritto il Verdicchio (o Verdeccio) “

Questo è anche il periodo dei parassiti: oidio, peronospora e fillossera i viticoltori eliminarono molte varietà clonali del territorio, privilegiando vitigni sconosciuti nella storia enologica regionale meno il Verdicchio che risultava il vino più commercializzato.

È negli anni ’60 che l’aiuto CEE permette di rinnovare tutta la viticoltura regionale passando dalla coltura promiscua (filari) alla coltura specializzata (vigneto) 

Il vino Verdicchio acquisisce notorietà commerciale all’inizio degli anni ’50 quando due produttori investirono nella costruzione in uno dei “castelli” di una cantina di trasformazione per lavorare le proprie uve e caratterizzarono il prodotto con una bottiglia tipica: l’anfora greca in riferimento alla civiltà dorica che fondò la città di Ancona.

Allo sviluppo commerciale ha provveduto un altro industriale farmaceutico che ha acquisito la cantina cui ha fatto seguito la valorizzazione con la denominazione d’origine che ha consentito l’attuale sviluppo della D.O.C.

La divisione delle uve tra proprietario e mezzadro con la, conseguente, vinificazione separata non permetteva di ottenere un prodotto di qualità perché le tecniche erano diverse. Con il sostegno comunitario agli investimenti sui vigneti, impianti di vinificazione e strutture commerciali si raggiunge un notevole sviluppo del mercato interno e internazionale.

E’ stata importante anche l’attività vivaistica. Grazie ai piccoli vivaisti, con propri allevamenti di piante madri, è stata soddisfatta la domanda di barbatelle innestate ed il rinnovo della viticoltura degli anni ’60 non ha subito inquinamenti varietali. 

La D.O.C. Verdicchio dei Castelli di Jesi è stata riconosciuta nel 1968.

Il 16 agosto abbiamo visitato la cantina Vignamato.

Accolti da Maurizio Ceci, il proprietario, abbiamo fatto a uno splendido tour nel bicchiere dei Castelli di Jesi con i suoi meravigliosi vini.

La cantina Vignamato nasce a fine anni ’40 quando Umberto Ceci acquista a San Paolo di Jesi un appezzamento, dedito alla coltivazione di uve Verdicchio, in contrada Battinebbia. 

scorci di cantina
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A fine anni ’50 il terreno passò ad Amato e sua moglie Maria, appassionati vignaioli che avviarono la produzione, e commercializzazione, di vino nel casale del podere. La loro passione ed esperienza è stata trasmessa al figlio Maurizio e alla nuora Serenella che, consci della necessità di apertura al miglioramento per poter crescere, avviano un nuovo progetto produttivo. Questo processo è rappresentato dal marchio stesso “Vignamato” che vuol dire la vigna di Amato, una dedica d’amore per il mondo del vino ed alla loro avventura di vignaioli.

ingresso cantina
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Il marchio conquista in breve tempo la qualità ed il riconoscimento del mercato. La tradizione con le più moderne tecnologie, ed un metodo di cultura eco-compatibile, contraddistinguono una produzione di grandi vini.

In azienda è entrata anche la nuova generazione con i figli Alessandra, Andrea e Francesco che proseguono il lavoro di qualità della famiglia.

botte d'arredo
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L’azienda si affaccia sulle sue vigne e Maurizio è un padrone di casa eccezionale. Dopo averci raccontato la sua storia, e quella della sua famiglia, ci ha parlato della zona di produzione dei castelli di Jesi e dei vitigni coltivati da Vignamato.

Veduta vigna
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Le loro vinificazioni sono quasi tutte in acciaio a parte l’Ambrosia. 

Abbiamo iniziato la degustazione con: 

  • Valle delle Lame Verdicchio dei Castelli di Jesi DOP Classico vigneti del 1980 affinamento acciaio. Classici
  • Versiano 2020 Verdicchio dei Castelli di Jesi DOP Cassico Superiore vigneti del 1977 affinamento acciaio. Selezionati
  • Versus 2020 IGP Marche bianco Incrocio Bruni 54 vigne 2006 Affinamento acciaio/barrique. Selezionati 
  • Ambrosia 2017 Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico riserva vigneti del 1980. Affinamento Acciaio/Barrique. Selezionati
  • Rosolaccio Esino rosso DOP 40% Montepulciano, 30% Sangiovese, 30% Cabernet Sauvignon e Merlot. Affinamento in barrique. Classici
  • Lacrima di Morro d’Alba DOP fermentazione acciaio. Classici
  • Campalliano 2019 IGT Marche rosso 70% Montepulciano 30% Sangiovese.Vinificazione tardiva. Affinamento in barrique. Selezionati 
  • Vin de Visciola bevanda aromatizzata a base di vino e visciole Linea Dessert
  • Antares Verdicchio dei Castelli di Jesi DOP Passito. Prodotto in annate particolari alcuni grappoli vengono lasciati appassire in pianta, altri raccolti e messi ad appassire in fruttaio.
Maurizio con calici in viaggio
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Dopo aver passato un paio d’ore in piacevole compagnia di Maurizio abbiamo acquistato il vino che ci siamo fatti spedire direttamente a casa.

Il 17 agosto nel pomeriggio visita alla cooperativa di Colonnara scelta perché incuriosita dal loro Verdicchio metodo classico riserva Ubaldo Rosi 2014, a ragione, super premiato.

Bottiglia Ubaldo Rosi
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La visita l’abbiamo fatta con Cristina, una  socia della cooperativa.

Colonnara nasce nel 1959, come cantina sociale di Cupramontana, per opera di 19 soci fondatori.

cantina affinamento
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Nel 1966 mettono in commercio il primo verdicchio in bottiglia.

Nel 1968 il Verdicchio dei Castelli di Jesi conquista la D.O.C.

Nel 1970 viene prodotto il primo spumante, metodo Martinotti, di Verdicchio. Tradizione spumantistica recuperata da Luigi Ghisleri dando il via alla spumantizzazione.

Nel 1980 viene prodotto il primo spumante metodo classico.

Nel 1985 la cantina diventa Società cooperativa agricola a responsabilità limitata.

Nel 1989 viene costruita la nuova cantina di affinamento.

Nel 1997  lo Spumante metodo classico Ubaldo Rosi entra a far parte di Colonnara.

Nel 2014 Colonnara entra a far parte delle Marche D.O.C.

Al giorno d’oggi la cantina conta più di 100 soci: 20 dell’area del Verdicchio il resto delle altre d.o.c. marchigiane.

Gassificatore
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macchina d'epoca per degorgement
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Catino sboccatura
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Macchina d'epoca per la rabboccatura
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costruzione manuale gabbiette
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Dopo aver fatto il giro nella cantina di affinamento, dove oltre alle bottiglie in affinamento abbiamo visto alcuni vecchi macchinari di imbottigliamento tra cui un vecchio gassificatore del 1930, siamo tornati in superficie a vedere una delle chicche della cooperativa: la torre vinaria, del 1963, una delle poche ancora in funzione in Italia.

Torre Vinaria
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Non mi era mai capitato di vederne ma è stata davvero una bellissima esperienza .

La torre è formata da una serie di vasche comunicanti che sfruttano la forza di gravità per far scendere il vino dalle vasche superiori a quelle inferiori, limitando così l’uso di pompe idrauliche. Il cemento vetrificato con cui sono realizzate le vasche è particolarmente idoneo alla conservazione del vino, per la sua capacità di mantenere costante la temperatura al suo interno ed è un materiale oggi molto rivalutato in ambito enologico.

interno torre vinaria
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vasche vinificazione interno torre
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La parte inferiore della torre è utilizzata ancora oggi per alcune fasi della vinificazione

Dopo il giro in compagnia di Cristina siamo andati a fare la degustazione abbinata ad un bel tagliere di salumi e formaggi tipici.

tagliere degustazione

Un’interessante esperienza che consiglio per vedere con i propri occhi, e ascoltare, la storia di una cooperativa italiana con 60 anni di storia vitivinicola alle spalle.

Dopo aver visitato 6 cantine in 7 giorni la nostra scoperta delle perle enologiche marchigiane, e non solo avendo sconfinato in Abruzzo, si è conclusa pronti per cominciare quella nuova….Lago di Caldaro stiamo arrivandooooo.

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