Carema arroccato in un piccolo anfiteatro circondato da vigne terrazzate, con 773 abitanti, è l’ultimo paese del Piemonte prima della Valle d’Aosta.
Il nebbiolo, di Langa, è il vino del mio cuore. Vitigno autoctono che da vita a due tra i più grandi vini al mondo come il Barolo ed il Barbaresco.
Autoctono non solo in Langa ma anche in altri quattro luoghi tra i quali Carema, paese dal quale prende il nome. Gli altri sono l’alta collina novarese (Spanna), la Valtellina (Chiavennasca), la Valle d’Aosta (Picotendro) e la Sardegna quest’ultimo con caratteristiche notevolmente diverse dal nebbiolo che la maggior parte di noi conosce.
Incuriosita dal Carema sono partita alla scoperta del territorio, quale occasione migliore dell’ultima settimana di settembre?
Quella del vino e del suo week-end andar per cantine antiche.
Si tratta di una bellissima passeggiata serale, illuminata dalle fiaccole, per le vie del borgo animato da musica.
Si visitano 10 cantine, tra le più caratteristiche ed antiche, nelle quali si degustano i migliori vini di Carema e altri piemontesi, sconosciuti ai più, che difficilmente si trovano, grazie alla collaborazione delle enoteche regionali.
Vini come l’Avanà, il Ramie, il Cari, il Doux d’Henry, Caluso passito, Erbaluce
Oltre alle tappe vinicole ci sono quelle gastronomiche a partire dall’antipasto passando al primo, secondo, formaggi e dolce, il tutto in un’atmosfera giocosa e conviviale.
Si acquista un carnet degustazioni con il quale viene consegnato un calice di plastica, per questioni di sicurezza, la sua tasca e la piantina dove far vidimare le degustazioni, massimo due a cantina.
Oltre i vini difficilmente degustabili in altri luoghi, il posto d’onore di questa festa va dato alle antiche cantine di Carema .
Cantine private, normalmente chiuse al pubblico che in occasioni speciali, come questa, aprono le loro porte per condividere con tutti i loro tesori. Poterci entrare è come fare un salto indietro nel tempo, gioielli storici, le vecchie crote in pietra dove senti il profumo del tempo, con opere d’arte per botti.
In alcune ancora si vinifica. Un profumo di vino, e storia, antiche tradizioni, racconti dal passato.
Premetto che tutte le cantine sono delle piccole bomboniere ma ce ne sono alcune con storie curiose come la crota da Alma.
E’ una delle cantine più curiose e antiche, antica come la tradizione vitivinicola del paese. Questa risale all’unità d’Italia con personaggi mitologici e reali ad adornare le antiche botti, da Garibaldi a bacco, da Venere ai fauni. La botte con Gianduia, detta “del Duce”, ricorda invece il viaggio di Mussolini ad Aosta nel 1939, durante il quale venne esposta e dalla quale tentò di spillare vino. Non riuscendoci, per motivi di sicurezza era vietato servire alcolici durante le manifestazioni, i caremesi furono tacciati di avarizia.
Sulle pareti e sul soffitto è dipinto un giardino che alleggerisce l’ambiente dando aria alla cantina, sospese sotto il soffitto una collezione di bottiglie antiche. In questa cantina si respira l’aria di cultura legata alla storia ed al vino di Carema, dove le botti sono capolavori senza tempo carichi di storia.
Altra crota molto interessante è quella di Irene con 200 anni alle spalle, ha un arco in mattoni a vista e botti in castagno costruite 30 anni fa dal bottaio di Carema. Interessanti sono anche le bottiglie esposte delle migliori annate di Carema addirittura del 1964 quando ancora al Carema non era stato riconosciuta la DOC. Le scaffalature sulle quali sono esposte risalgono ancora al periodo antecedente la prima guerra mondiale.
Il proprietario di questa cantina, Oreste Vairetto Piccolo è uno dei soci della cantina produttori nebbiolo di Carema e vincitore di due “grappoli d’oro”.
La cantina era usata per le serate tra amici
Dopo esserci “gustati” Carema il sabato sera, la domenica mattina siamo tornati per vedere con la luce del sole il paese e percorrere il sentiero dei vigneti.
Un suggestivo anello di 4 km con un dislivello, in salita, di 100 metri tranquillamente percorribile da tutti.
Una passeggiata tra le vie del paese ed i meravigliosi vigneti terrazzati di Carema.
Da questo sentiero si ha la possibilità di vedere il paese abbracciato alle sue vigne, si presenta come parte integrante del reticolo di terrazzamenti, costruito con lo stesso materiale (pietre e calce) e collegato dai sentieri che avvicinandosi al borgo diventano vie. Tale scelta era appositamente studiata per permettere di raggiungere facilmente i filari di vite e di portare le uve nelle cantine, oltre che raggiungere i boschi di castagni per procurare il legname funzionale alle pergole. Durante la passeggiata è possibile vedere da vicino i famosi pilun.
Qui il link per scaricare la piantina del sentiero e le principali cose da osservare.
https://comune.carema.to.it/il-sentiero-dei-vigneti
Il paese è parte integrante dei suoi terrazzamenti coltivati a vite, il cuore pulsante delle vigne. Come tutti i terrazzamenti anche questi sono progettati in modo da conservare il calore del terreno all’interno dei filari, anche grazie a quello immagazzinato dalle centinaia di pilun presenti. Si distingue dalle altre coltivazioni terrazzate, proprio per i PILUN colonne tronco-coniche realizzate in pietra e calce di altezza variabile, sormontate da un disco in pietra o da una pietra scavata a forma di U, che servono a sostenere la pergola. Poggiano sui muri di contenimento laterali e posizionate a intervalli regolari di 3 metri l’una dall’altra. Dietro ai pilun sono disposte due o tre file di pali in legno di castagno, che formano le campate d’appoggio della pergola. Queste terrazze sono state riempite di terreno fertile di origine morenica portato su dal fondovalle con gerle e carriole.
Un’opera di ingegneria umana estrema, essere riusciti a “rubare” spazio alla montagna (rispettando il paesaggio) per coltivare il prezioso nebbiolo.
La viticultura di Carema risale all’epoca dei romani, ed è sicuramente quella che più rappresenta questo paese . La superficie vitata è di 13 ettari limitata al comune di Carema, gestiti per oltre la metà dai soci della cooperativa Produttori di Nebbiolo di Carema, nata nel 1960 proprio per tutelare questo patrimonio enologico di nicchia. Con 70 soci conferitori ed una moderna cantina, producono ben otto etichette, delle quali tre Carema DOC.