Da anni volevamo approfondire la conoscenza della Valtellina e del suo Nebbiolo.
Un territorio conosciuto principalmente per le sue piste da sci. La gente percorre la valle, come abbiamo fatto noi molte volte, prosegue verso la parte alta dando un’occhiata fugace al panorama.
Questa piccola perla si trova tra il lago di Como e la Svizzera un piccolo territorio della grande regione Lombardia con il fiume Adda che scorre nel mezzo.
Oltre alla splendida montagna la Valtellina cela tanti altri tesori.
Tesoro numero 1
I suoi famosi terrazzamenti e muretti.
Un’opera dell’ingegneria umana antica ma attuale.
Fino a che non ti arrampichi, nel vero senso della parola, non immagini cosa possa significare lavorare la vigna in quei luoghi.
La nascita dei muretti a secco risale a millenni fa.
Ideati per ricavare un terrazzamento dedito all’agricoltura, garanzia di sopravvivenza di insediamenti umani, sulle pendici della valle.
Sopravvissuti ai giorni nostri grazie al duro lavoro dei viticoltori, i muretti sono fondamentali per il mantenimento del territorio essendo parte integrante della prevenzione di frane, valanghe, inondazioni ed erosioni del terreno.
Oggi la loro modalità di costruzione è patrimonio dell’unesco. Le conoscenze pratiche vengono conservate e tramandate nelle comunità rurali, in cui hanno radici profonde, e tra i professionisti del settore edile.
La costruzione prevedeva:
- Pulizia area da sterpaglie e boscaglia.
- Scasso per la raccolta di pietre, se non sufficienti lungo il fiume se ne trovavano altre.
- Lavorazione delle pietre alle quali si dava una forma regolare.
- A circa 30 centimetri di profondità si identificava la pietra dalla quale far partire la base del muretto.
Lo schema è preciso:
- nella prima fila vengono allineate le pietre, una di seguito all’altra
- nella seconda si posano a cavallo di quelle sotto, in modo da bloccarle con il proprio peso e così via.
- si utilizzano sassi più piccoli per tenere fermi quelli orizzontali
Si procedeva così fino a completamento seguendo un’inclinazione del 20% verso monte che serviva a contenere il terreno su cui coltivare. Alla base hanno circa 80/100 cm di larghezza per arrivare in cima a 60 cm.
L’altra funzione molto importante è quella del calore, le pietre immagazzinano di giorno il calore del sole per rilasciarlo la notte.
Hanno bisogno di grande manutenzione, vanno tenuti puliti dalle erbacce per evitare che le loro radici possano farli franare.
L’acqua defluisce naturalmente attraverso le pietre, alla base di ogni muretto ci sono delle canaline per incanalare l’acqua ed evitare che porti via il terreno.
Delle pietre piatte, larghe circa un piede e piantate in obliquo nel muro servono per spostarsi da un terrazzamento all’altro.
I muretti della Valtellina si sviluppano per oltre 2.500 km
Tesoro numero 2
I piccoli borghi della valle come Teglio, Ponte in Valtellina, Chiuro, il castello di Grumello tutti facilmente raggiungibili, camminare tra le loro piccole vie, osservare il panorama, le case, le chiese è una piacevole esperienza.
Tesoro numero 3
Il cibo tipico della Valtellina
- Gli sciatt piccole frittelle, a forma di goccia, di grano saraceno ripiene di Casera, irresistibili.
- I pizzoccheri una specie di tagliatelle fatte con grano saraceno e condite con burro, formaggio casera, verza, patate, aglio.
- Chiscioi frittelle piatte di grano saraceno e formaggio Casera.
- Taroz una purea di patate con fagiolini, casera e burro super gustoso.
- Tzigoiner delle sottili fette di scamone arrotolate ad un grosso spiedino di legno, larice o pino, cotte alla brace.
Tesoro numero 4
Il nebbiolo delle Alpi.
Da Piemontese ed amante del Nebbiolo era la parte che più mi incuriosiva del fine settimana.
Tempo fa mi è capitato di degustare questo vino e la cosa che mi aveva colpito di più è stata la grande freschezza che lo rende piacevole da bere in qualsiasi stagione.
La zona del Valtellina superiore comprende 4 sottozone:
Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno e Valgella.
Nella due giorni abbiamo avuto il piacere di visitare 4 realtà, vitivinicole, storiche della zona:
Partiti da Milano il venerdì pomeriggio ci siamo diretti all’agriturismo Arbulè nella sottozona dell’Inferno.
La vecchia stalla di famiglia convertita a struttura ricettiva ha camere ampie, pulite, con tutti i comfort. Un’ottima colazione con torte, marmellate, succhi, biscotti, fatti in casa. C’è anche una piccola spa che non abbiamo avuto il tempo di provare. L’accoglienza è ottima, i ragazzi che gestiscono la struttura sono sempre disponibili e sorridenti.
Visto che era proprio l’ora dell’aperitivo siamo andati a Trevisio, un borgo appena sopra il nostro agriturismo, al Jom Bar un locale davvero piacevole con un bellissimo dehor, frequentato da molti giovani e persone del posto. Insieme all’aperitivo viene servito un tagliere di tutto rispetto.
Proseguito, per cena, verso Sondrio al Trippi un ristorante davvero grazioso, con ottimi piatti della tradizione ed una fornitissima cantina.
Abbiamo iniziato a gustarci i piatti tipici della zona come la gran selezione di Bresaola, taroz valtellinesi ed un’insalatina di trota marinata e frutta. Il tutto accompagnato da un Valtellina superiore della cantina Pizzo Coca, davvero un ottimo vino.
Dopo cena siamo andati a fare due passi a Sondrio un paese piccolo, anche se capoluogo di provincia, ma molto grazioso pulito a misura d’uomo, merita un giro già solo per passeggiare lungo l’antica via Scarpatetti.
Il week-end è cominciato con un’ottima colazione in agriturismo per proseguire verso il castello di Grumello, patrimonio del FAI, aperto a tutti. Salire lassù è d’obbligo per l’atmosfera tra le torri del castello ed il panorama che si apre ai propri occhi.
La costruzione risale al XIII secolo e si trova a Montagna in Valtellina, su di un colle (detto “grumo” in dialetto) in posizione strategica, a strapiombo difficilmente raggiungibile da nemici.
Un castello gemino, costituito da due edifici separati, uniti da una cinta muraria ormai quasi totalmente scomparsa. Fu distrutto nel 1526 in seguito all’occupazione della Valtellina da parte dei Grigioni, attualmente di proprietà del FAI che ne ha curato il recupero.
Dal castello alla cantina: ArPePe, la nostra prima scoperta enologica valtellinese.
Un’istituzione tra i produttori della zona. Vignaioli dal 1860, nel 1973 il marchio e l’attività di famiglia vengono vendute ma nel 1984 Arturo Pelizzatti Perego si rimette in gioco, credendo nelle grandi potenzialità del Nebbiolo delle Alpi, con l’acronimo ARPEPE e riesce a tornare in possesso della sua parte di vigneti e degli spazi di affinamento del Buon Consiglio.
Nel 2004 i figli Isabella, Emanuele e Guido hanno preso in mano le redini per continuare a dare vita al progetto del papà coniugando tradizione e modernità.
Vuoi scoprire che vini abbiamo bevuto?
La nostra seconda tappa vitivinicola è stata da Nicola Nobili altro produttore valtellinese con vigneti nella sottozona Inferno. Ci siamo dati appuntamento nella sua cantina di vinificazione a Poggiridenti proprio sotto i suoi vigneti.
Nicola è un uomo schietto, parlare con lui di vini, vigneti e vita è davvero piacevole, lo faresti per ore.
Visitar cantine è sempre emozionante per il lavoro che c’è dietro e per il tesoro che ne esce, ma la cantina di Nicola lascia senza parole. Sei curioso di scoprirla?
La giornata è proseguita con la vista a Chiuro, uno dei borghi tipici della Valtellina, passeggiare tra i suoi vicoli è molto rilassante.
Dopo un salto in montagna ad Aprica.
Per cena tappa al San Carlo, un ristorante storico nella zona, dove abbiamo approfittato ad assaggiare i piatti tipici come i Chiscioi, Pizzoccheri e Tzigoiner. Il locale ha un dehor piacevole nel prato con la vista delle montagne attorno.
Il fine settimana lo abbiamo concluso con le tre tappe della domenica, in ordine:
- Il borgo di Teglio, arroccato sulla montagna passeggiare per i suoi vicoli e salire sulla cima dove si trova il parco con la torre è davvero emozionante la vista è spettacolare.
- La cantina Sandro Fay nella sottozona Valgella.
- Cantina Menegola.
La società agricola Sandro Fay nasce nel 1973 con la creazione della cantina, per opera di Sandro che, partendo dalla piccola produzione enologica di famiglia, sviluppa questa attività. Nel 1998 anche figli Marco ed Elena, entrano in azienda.
Curiosi di conoscere la loro storia?
Il fine settimana lo abbiamo concluso egregiamente da Cantine Menegola presso il loro ristorante la Tavernetta proprio di fronte alla cantina.
Fare una degustazione con abbinamento piatti è sempre una grande cosa. Siamo stati accolti da Walter, con la simpatia che contraddistingue i vignaioli valtellinesi, una volta accomodati al tavolo ci ha raccontato la storia della loro cantina, nati come conferitori a metà dell’ottocento nel 2006 hanno deciso di aprire la loro cantina. Abbiamo degustato 5 vini, vuoi conoscerli?
Terminato il pranzo nei giusti tempi siamo risaliti in macchina, dato un saluto alla Valtellina e rientrati in città.
Una due giorni davvero intensa ma piacevole, in cui ho avuto la conferma di quanto questo nebbiolo con la sua grande freschezza, che lo contraddistingue, sia bevibile in ogni periodo dell’anno.