A qualche chilometro da Milano, sul confine tra le provincie di Milano e Bergamo si trova questo splendido patrimonio, UNESCO, appartenente alla seconda rivoluzione industriale italiana.
Si tratta del villaggio di Crespi d’Adda fondato, insieme al cotonificio,da Cristoforo Benigno Crespi:
- un risultato della filosofia dell’Ottocento secondo cui le cose utili dovevano essere anche belle, e ciascuno aveva il dovere di creare ogni cosa nel modo più elegante possibile
- la testardaggine di un uomo ricco, autoritario, un imprenditore ostinato a portare avanti i suoi sogni e di suo figlio che cercherà di realizzare quei sogni.
- la storia di un luogo che doveva diventare modello ideale di vita e di produttività ma che si è trasformato in una miraggio irraggiungibile, nel segno evidente di una decadenza prematura conseguenza dei cambiamenti socio economici mondiali
- il progetto che pose piena fiducia nel progresso, nel lavoro e nell’industria
- l’appassionante cronaca dell’ascesa di un sogno e del declino di una ambizione.
Tutto ruota intorno al cotonificio se gli operai erano in salute, e soddisfatti della loro vita, la fabbrica avrebbe avuto manodopera sicura e continua.
Vista la difficoltà di reperire manodopera fissa, rappresentata in prevalenza da contadini legati alla stagionalità, Cespi dà vita al villaggio che garantiva condizioni, salari e servizi migliori di quanto promesso da altre iniziative imprenditoriali. Quanti accolgono il suo invito, si trasferiscono nell’omonimo villaggio, in alloggi dedicati ad affitto concordato.
Vengono costruite le case, e negli anni a venire un piccolo ospedale/ambulatorio, la chiesa, la scuola(1890), la piscina pubblica, il cimitero(1908), i pompieri(1883), una caserma, un albergo, un dopolavoro, un teatro, un negozio alimentari. Insomma non mancava nulla a questo piccolo mondo parallelo.
Nel 1877 Cristoforo Benigno Crespi acquista il terreno. 85 ettari, prevalentemente boschivo accanto alla sponda Bergamasca del fiume Adda. Successivamente chiede l’autorizzazione a deviare, attraverso un canale, parte dell’acqua necessaria al funzionamento idromeccanico dei telai del cotonificio che diventerà nel 1909 idroelettrico.
Nel 1878, il giorno di San Cristoforo, viene inaugurato lo stabilimento dal figlio Silvio ancora bambino.
Dopo 50 anni il sogno imprenditoriale e sociale della famiglia Crespi si infrange ed inizia la loro parabola discendente insieme a quella del Villaggio. Complice prima lo scoraggiamento del fascismo alle esportazioni/importazioni, poi la crisi mondiale del 1929 lentamente inizia a sgretolarsi tutto.
La famiglia cerca di fare di tutto pur di non licenziare i propri operai arrivando fino al 1972 quando viene acquistata la fabbrica e le maestranze ma non le case che vengono riscattate agli abitanti stessi, mentre la chiesa viene donata alla curia di Bergamo.
Nel 2004 la fabbrica viene chiusa per sempre ed il parroco, comprendendo profondamente gli effetti della chiusura, più storici che finanziari e più sociali che storici, fa rintoccare le campane a lutto per quell’attività lunga 125 anni.
Ci sono diversi enti che si occupano di fare tour nel paese, noi abbiamo aderito a quello organizzato da Crespi Cultura . Il giro partiva alle 10.00 dal centro Crespi cultura, situato nella zona della pineta, al costo di 6€ e dura un paio d’ore.
I giri vengono organizzati mattina e pomeriggio consiglio il mattino per il minor numero di gente in giro nel villaggio e per la possibilità di parcheggiare gratuitamente nel paese stesso, che alle 13.00 diventa completamente zona ZTL ed obbliga a lasciare la macchina al di fuori del paese in un parcheggio a pagamento.
Il tour è iniziato di fronte all’ingresso degli uffici del cotonificio dove fanno bella figura i rosoni utilizzati per abbellire i capannoni.
I rosoni formati da un cerchio e due quadrati ruotati tra loro creano una stella simbolo della perfezione, quella di creare un luogo perfetto dove vivere. Lo stesso simbolo si trova anche sui tombini del paese.
Da qui è visibile anche il piccolo ospedale/ambulatorio che fungeva da PS, dotato di ambulanza, per prestare aiuto immediato in caso di incidenti in fabbrica all’epoca ancora numerosi.
Per i casi più gravi Crespi aveva 3 stanze al Policlinico di Milano riservate agli abitanti del villaggio.
Vicino tatticamente si trovavano i pompieri nati nel 1883 in seguito ad un grosso incendio nel magazzino del cotonificio.
Il giro è proseguito all’inizio del paese, durante il tragitto ci sono state raccontate alcune curiosità sulle case.
Erano presenti 4 tipi di case:
- 2 per gli operai:
- una per due famiglie riconoscibile dalle tre finestre superiori ed una sola porta di ingresso,.
- l’altra per quattro famiglie con due porte di ingresso e quattro finestre al piano superiore.
- 1 per gli impiegati con quattro ingressi ad ogni angolo e dotate di balconi
- 1 per le maestranze, direttori di stabilimento ecc. Per questa tipologia gli architetti avevano carta bianca non erano obbligati a rispettare linee guida ed erano anche costruite in maniera sparsa a differenza delle precedenti.
Inizialmente le case erano colorate di giallo ocra con un batti piano a decoro.
Durante il fascismo, verranno dipinte tutte di verde, rosso e bianco in onore del tricolore italiano e dotate di bagni all’interno della casa.
Inizialmente ogni famiglia aveva la sua latrina all’esterno, ma tutte le case avevano al loro interno acqua corrente per garantire igiene e salute.
Le regole per poter condividere la palazzina era quella o di essere parenti/amici o di avere lo stesso turno lavorativo.
Nel villaggio era presente una piscina con bagno pubblico e tutti gli abitanti avevano diritto ad un bagno settimanale.
Le finestre erano aperte ad est e ovest in modo che in casa ci fosse sempre luce e calore naturalmente. Gli operai lavoravano 12 ore in ambienti al chiuso e parecchio umidi per questo Crespi ha cercato di ricreare ambienti sani in casa. Con la privatizzazione e l’acquisto da parte degli operai si sono potute aprire anche altre finestre, per poi non poter più modificare esternamente le case con la nomina di patrimonio Unesco.
Tutte le case avevano un piccolo giardino, dove veniva coltivato l’orto e fatta vita sociale, era molto importante che prendessero più sole a aria fresca possibili.
La recinzione per tutti uguale bassa e formata da due assi di legno orizzontali, con all’interno delle strisce di ferro, ricavate riciclando le pulegge utilizzate per le bobine di cotone. L’unica recinzione alta era quella della caserma dei carabinieri, un tempo presente nel villaggio, c’erano anche delle guardie che verificavano il rispetto delle regole interne.
Vicino alla chiesa era presente il teatro, Crespi lo fece costruire per dare un momento di svago agli operai che lo autogestivano.
Negli anni 20 lavoravano 40.000 operai che all’interno del cotonificio dove avveniva tutto il processo di produzione:
- cardatura
- coloratura
- tessitura
si producevano tessuti per la casa come lenzuola, tovaglie, canovacci e anche camicini per per bimbi.
Nel villaggio vivevano 1.100 persone solo quelle che arrivavano da lontano gli altri a fine turno tornavano nei loro paesi limitrofi al villaggio.
Le prime case costruite sono i palazzotti all’ingresso del villaggio con diversi appartamenti e bagni in comune. Il diritto alla casa era riconosciuto solo a chi aveva almeno un familiare impiegato in fabbrica.
Crespi aveva anche investito nella scuola, e la scuola è stato proprio il primo edificio costruito di fronte all’ingresso della fabbrica. I figli degli operai venivano fatti studiare in una multiclasse per 4 anni, anche se l’obbligo era fino alla terza elementare, e poi impiegati in fabbrica. La maestra era solo una e viveva anche lei nel villaggio, all’ultimo piano della scuola. Oggi è presente solo una scuola materna.
Nel 1821/1826 viene costruita la chiesa, una copia della chiesa rinascimentale di Busto Arsizio essendo i Crespi amanti dell’arte, nella casa dei Crespi di Milano avevano addirittura una pinacoteca.
Inizialmente nata come oratorio solo dopo un secolo divenne parrocchia, posizionata in alto di fronte alla casa estiva dei Crespi in modo che si potesse vedere dal loro terrazzo.
Nella piazza era presente anche un hotel dove potevano trovare posto le maestranze, tecnici manutentori e commercianti. Di fianco una palazzina inizialmente utilizzata come stalla e poi come dopo lavoro, con stanze di lettura ed all’esterno un campo di bocce.
Ai limiti esterni del paese avevano costruito anche una zona sportiva con campo di calcio e velodromo all’epoca uno dei più grandi.
Vicino era presente una colonia per l’elioterapia, lo sport e la luce solare erano ritenuti molto importanti per la salute degli abitanti.
Nella parte alta del paese, alle spalle del dopolavoro, si trovavano le case del medico e la canonica.
Il castello dei Crespi è il gemello di quello sul lago d’ Orta, dove passavano le vacanze, ora sede del ristorante di Antonino Cannavacciuolo.
Oggi è vuoto ma ogni stanza aveva un colore diverso c’era un salone centrale molto grande sul quale si affacciavano le stanze loggiate.
Il castello si trovava vicino al fiume, una comoda via d’acqua, collegato a Milano attraverso il Naviglio Martesana che parte proprio da qui .
I crespi fecero anche costruire una centrale, con due turbine rimesse in funzione qualche anno fa, in alcuni periodi anche visitabile.
Dopo aver fondato la fabbrica viene costruita la centrale idromeccanica, per far muovere gli enormi macchinari del cotonificio.
Nel 1904 Crespi inizia i lavori per trasformarla in termoelettrica, successivamente convertita ad idroelettrica, forniva acqua calda al cotonificio, ai lavatoi, ed alla piscina con bagno pubblico.
Ci siamo poi spostati verso la parte finale del paese passando per i bagni pubblici, i lavatoi, le case delle maestranze, dei dirigenti, arrivando fino al cimitero appena fuori del paese.
Qui nel 1906 venne costruito il cimitero con il mausoleo di famiglia unico edificio ancora di proprietà dove tre donne campeggiano rappresentando la fede, carità e speranza.
Qui il tour è finito e salutato la guida abbiamo ripercorso il paese a piedi.
Dopo una bella visita la tappa è proseguita alla Trattoria Falconi a 25 minuti da Crespi d’Adda, un ristorante dove gli amanti di carne alla brace non possono , oltre alla gentilezza e simpatia del personale una menzione alla carta dei vini con un’ottima scelta a disposizione del cliente.